Berni amava la libertà e il pallone

Voleva solo giocare a calcio e vivere libero.

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Voleva soltanto giocare a calcio e vivere libero. Un talento pieno di poesia nato in un tempo sbagliato.
Bruno Neri detto Berni.

– Nico. Lo senti il profumo della terra?

La domanda fu quasi sussurrata nel buio della notte. L’aria era pungente in quella notte d’estate e l’umidità serale sollevava dal sottobosco il profumo fresco della vegetazione.

Berni e Nico acquattati tra i cespugli riuscivano a vedere in lontananza le deboli luci della chiesa dell’Eremo. Tutto era silenzio. La Natura stessa sembrava tacere al cospetto delle stelle. Migliaia, milioni di stelle. Uno spettacolo meraviglioso da rimanere incantati, eppure Berni guardava in basso: a lui interessava la terra. Non aveva un buon rapporto con il cielo.

Il nemico non doveva essere lontano, era saggio rimanere in silenzio. Quello dove si trovavano, nonostante la calma apparente, era territorio di guerra e loro erano lì per uno scopo preciso.

– Berni non mi interessa del profumo della terra. Voglio solo tornare indietro. L’aviolancio c’è stato ventiquattro ore fa e non possiamo non trovare quelle munizioni: è della libertà che stiamo parlando… Berni. Della libertà. Te lo ricordi che profumo ha la libertà? Io no.

Berni non se lo ricordava. Rispose con un laconico Già, sempre sussurrato, sempre rispettoso del silenzio.

In effetti Nico aveva ragione. Il Battaglione Ravenna stazionava al ridosso della Linea Gotica e le munizioni lanciate dagli alleati in territorio nemico avrebbero aiutato non poco a ricacciare indietro i Nazisti. Ed era per questo che loro due, comandante e vice, erano in perlustrazione tra le linee nemiche. Dovevano cercare una strada sicura dove far passare i loro uomini per procedere al recupero del carico.

Berni sospirò. Amava la poesia e quelli erano giorni in cui di poesia non ce ne era traccia, non poteva esserci. Regnava il pragmatismo di un popolo che aveva combattuto tutto anche sé stesso pur di liberarsi dalla morsa della dittatura. Berni era un partigiano di natura. Non sopportava il Regime che, a suo parere, non lasciava spazio all’estro. Era tutto indirizzato verso uno scopo, anche la fantasia: uno scopo che di colori non ne aveva.

La raffica di mitra arrivò all’improvviso. L’urlo di Nico straziò il buio.

– Torna indietro Berni! Torna indietro! – Gridava il comandante. – Avvisa gli altri…  Nico tossiva e dai suoi polmoni sgorgava fuori la vita.

Berni gli andò incontro per afferrarlo e trascinarlo via con lui, ma la mano riuscì appena a sfiorare la spalla dell’amico. La seconda raffica lo colpi in pieno sul fianco sinistro.

– Il profumo della terra è buono Nico. C’è la gioia dentro. La palla va per geometrie perfette e non c’è nulla di più bello. Il calcio, l’erba, la rete. Non ne ho segnate tante e per questo me le ricordo tutte. Il calcio ti dice quale è il tuo ruolo nella vita, Nico. Io sono nato per fare l’incursore, su qualsiasi campo. Saltavo gli avversari e poi servivo l’avanti. Il calcio, Nico è lo sport più bello. C’è il tempo che segna l’andare e la voglia di vincerlo insieme. C’è tutto dentro, tutto. Gioia, dolore, amicizia, tradimento. La vita è questa. Due mesi fa ero a Bologna a giocare per l’ultima volta… l’ultima e ora sono qui per l’ultima giocata della mia vita. La faccio con te, amico mio, per ricordare insieme il profumo della libertà.

– Berni fa male. Il dolore è insopportabile. Berni dobbiamo avvisare… ahhhhhhh!

Berni prese il lancia razzi con una fatica disumana e la realtà che si mischiava ai ricordi di gioventù. La vita se ne andava via e con essa la coscienza. Riuscì a sparare, con un ultimo sforzo, il razzo rosso che segnalava il pericolo. Per tutta risposta il nemico riversò su i due tutta la rabbia per quella segnalazione. Erano diventati bersagli facili, ma erano riusciti a salvare le vite dei compagni e soprattutto la speranza.

– Berni! Aiutami Berni! Non ce la faccio più. Aiutami. È un ordine.

Berni sentiva, ma non aveva più fiato per rispondere. Si vedeva con la maglia azzurra della Nazionale e quelle tre volte che l’aveva indossata sapeva che per quell’azzurro sarebbe morto. Il suo fianco sinistro era paralizzato. Ma il destro no ed è lì, da quella parte, che Berni teneva l’altra pistola. Non sapeva nemmeno lui quello che stava facendo ma un ordine era un ordine, questo lo aveva imparato subito. Sparò a Nico fra le lacrime e poi guardò il suo braccio come fosse un corpo a sé stante. Rivolse la pistola alla testa e pensò che delle sue due reti la più bella fu la prima segnata al cospetto di Meazza con un tiro al volo con il capitano nerazzurro che lo applaudì e con quella palla che andava incontro al suo destino, libera e folle come la gioventù.

Bruno Neri

Da un articolo di Massimiliano Castellani
La Resistenza di Bruno Neri (Avvenire 25 Aprile 2018)

 

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